Le epidemie di peste suina africana in Asia incidono sul settore della carne nel suo complesso. Per la prima volta dopo tanto tempo, nel 2019 la produzione e il consumo globali di carne hanno subito un calo. In passato, la diminuzione di un tipo di carne veniva tamponata dall’aumento di altri tipi. Ora, l’impatto della peste suina africana in Cina è talmente grande da non permettere ad altri tipi o produttori di carne di colmare il divario venutosi a creare. Di conseguenza, il commercio globale, trainato dalla Cina, è in forte crescita e i prezzi aumentano.
Produzione
Prima delle epidemie di peste suina africana, la produzione globale di carne tendeva alla sovraofferta. Ma nel frattempo la situazione è cambiata e ora è chiaro che nel 2020 e negli anni a venire la peste suina africana ridimensionerà il mercato della carne. Coloro che trarranno il maggior vantaggio da questa congiunzione saranno i produttori di pollame e di carne suina da esportazione. I costi per il mangime sono sotto controllo e la produzione è in aumento. La produzione di ruminanti è maggiormente sotto pressione a causa di una combinazione di fattori, tra cui i problemi ambientali e lo scarso profitto a livello di allevamento, che impediscono gli investimenti a lungo termine.
Commercio
La Cina è stata il motore principale della crescita sperimentata dal commercio globale di carne, il cui incremento del 4,1% ha riguardato tutti i tipi di carne. La carne suina ha registrato una crescita netta grazie all’aumento della domanda cinese, e lo stesso è successo al pollame. Anche il commercio di carne bovina ha registrato un aumento grazie all’approvvigionamento proveniente dal Nord e dal Sud America, integrato dalla macellazione di bestiame in Australia. Nel 2020, un’ulteriore espansione del commercio interesserà soprattutto la carne suina e il pollame. Anche il commercio di carne bovina registrerà un’ulteriore crescita la quale, tuttavia, sarà meno pronunciata, dal momento che l’offerta non sarà sempre disponibile, soprattutto in Australia.
Consumo
Nel 2019, il consumo globale è calato del 4%. Tale diminuzione può essere interamente attribuita al consumo ridotto di carne suina, dovuto all’insufficiente approvvigionamento da parte della Cina e di altri Paesi asiatici. Il consumo di carne bovina, d’altro canto, ha registrato un leggero rialzo pari all’1,3% e quello di pollame si è contraddistinto per una performance soddisfacente con un aumento pari al 4,9%. Se si esclude la Cina, il consumo globale è quindi cresciuto dell’1,2%.
Se si confrontano questi dati con il settore ittico, il consumo di pesce conquista il podio. Da tempo ormai, la carne ha perso una fetta di mercato in favore del pesce nel gruppo delle proteine animali. Tuttavia, negli ultimi anni, la carne ha registrato un miglior tasso annuo di crescita composto (CAGR - Compound Annual Growth Rate) rispetto al pesce; ciò si deve ai prezzi più alti di quest’ultimo su alcuni mercati e al suo insufficiente approvvigionamento (per quanto concerne sia il pesce selvatico che di acquacoltura).
Mercato globale della carne: il posto del Belgio
Il Belgio è solo un puntino sul planisfero ma ha certamente un posto nel commercio mondiale della carne. In qualità di esportatore globale di carne suina, ha solo sei Paesi davanti a sé che esportano di più e si tratta dei principali produttori presenti sul mercato: Germania, Stati Uniti, Spagna, Danimarca, Paesi Bassi e Canada.
Sembra proprio che nel 2019 il Belgio abbia esportato meno che nel 2018. Questo si spiega con il calo del 5% del numero di capi macellati e l’impatto della peste suina africana tra i cinghiali selvatici. Tuttavia, l’approccio belga al problema ha dato frutti e l’epidemia è ora sotto controllo. Si spera che il Paese possa tornare ad acquisire presto lo stato di indennità dalla PSA.
Per quanto concerne la classifica delle esportazioni globali di carne bovina, il Belgio si posiziona a un dignitoso 17° posto. Anche in quest’ambito, nel 2019 è stato macellato un minor numero di animali rispetto all’anno precedente.