Il 18 maggio, la Commissione europea ha ratificato la proposta del Belgio volta a ridurre la zona infetta dalla PSA nella provincia belga del Lussemburgo. Le autorità belghe avevano delimitato con successo questa zona – in cui la peste suina africana era stata accertata solo in cinghiali selvatici – per prevenire il contagio dei suini domestici. “La riduzione della zona infetta è un segnale positivo per i Paesi che hanno sospeso le importazioni di carne suina belga”, afferma Denis Ducarme, Ministro belga dell’agricoltura.
Subito dopo aver rilevato la peste suina africana in due cinghiali selvatici il 13 settembre 2018, l’agenzia federale belga per la sicurezza della catena alimentare (FASFC) ha delimitato una “zona infetta” e una “zona cuscinetto”, previa consultazione con la Commissione europea e i suoi ministri. I pochi suini presenti all’interno della zona contaminata inizialmente sono stati abbattuti in un’ottica di prevenzione tra il 27 settembre e il 3 ottobre 2018. I prodotti derivati da questi animali non sono entrati nella filiera alimentare e non sono stati utilizzati nell’industria dei mangimi.
EFFICACIA COMPROVATA E RICONOSCIUTA
All’interno della zona infetta, è stata rapidamente adottata una serie di misure di controllo:
- Zonizzazione
- Rimozione delle carcasse
- Divieto totale di somministrazione del mangime
- Specifici regolamenti di caccia e azioni di spopolamento in base alla zona, che hanno portato all’eliminazione quasi totale dei cinghiali selvatici presenti all’interno della zona II
- Divieto parziale rivolto a persone e attività legate al lavoro boschivo
- Installazione di oltre 300 km di recinzioni concentriche
Al di fuori delle due zone di contenimento e sul patrimonio zootecnico nazionale, è stata mantenuta una sorveglianza attiva. Le misure volte a mantenere la PSA all’interno della zona infetta si sono dimostrate efficaci. L’ultimo test risultato positivo alla PSA, condotto sulla carcassa fresca di un cinghiale morto trovato all’interno di questa zona, risale all’11 agosto 2019. Da allora, la PSA è stata rilevata in sei occasioni sui resti (ossa) di cinghiali selvatici morti diversi mesi prima di essere scoperti.
RIDUZIONE DELLA ZONA INFETTA
Il Belgio ha quindi proposto di ridurre la zona delimitata. Tale proposta è ora ratificata dalla Commissione europea. La riduzione (zona tratteggiata in blu) riguarda una parte della “zona infetta” (zona II) all'interno della "zona cuscinetto" (zona I), in cui non è stato rilevato nessun animale infetto dal 17 febbraio 2019.
LE CONTINUE RICERCHE ALL’INTERNO E ALL’ESTERNO DELLE ZONE DI CONTENIMENTO E LA SORVEGLIANZA ATTIVA DEL PATRIMONIO ZOOTECNICO NAZIONALE APRONO LA STRADA ALLO STATO DI INDENNITÀ COMPLETO DALLA PSA
Da quando è stato rilevato il primo cinghiale selvatico positivo alla PSA, il Belgio è riuscito a mantenere i suini domestici e i cinghiali selvatici in cattività indenni dal contagio. Se non vengono rilevati cinghiali infetti, il Belgio potrebbe riacquisire lo stato di indennità dalla PSA per tutti i suidi nel prossimo autunno 2020. Denis Ducarme, Ministro belga dell’agricoltura, afferma:
“Dobbiamo restare vigili per ridare al nostro Paese lo stato di indennità dalla PSA. Ciò porterebbe all’abrogazione degli ultimi embarghi sulle esportazioni della nostra carne suina”.
Per tutto questo tempo, la carne suina belga è rimasta indenne dal virus, risultando adatta sia al consumo alimentare che all’esportazione. Ma se da un lato, il commercio di carne suina belga è rimasto libero all’interno dell’Unione europea, dall’altro, alcuni Paesi terzi hanno sospeso le importazioni di questo prodotto. La ratifica della Commissione europea è un passo importante verso la riapertura di quei mercati.
Per conoscere gli ultimi sviluppi sulle misure adottate e sull’attuale situazione in Belgio, consultare: www.fasfc.be/outbreaks-african-swine-fever